\\ Premio Reporter di guerra
Lorenzo Cremonesi
Inviato Corriere della Sera

Lorenzo Cremonesi è un giornalista e scrittore italiano, nato a Milano nel 1957. Negli anni si è dedicato principalmente alla politica estera, con particolare attenzione alla situazione Mediorientale.
Gli esordi nel mondo del giornalismo risalgono alla fine degli anni Settanta. Nel 1984 comincia a collaborare con il Corriere della Sera. Dal 1981 al 2001 ha lavorato come giornalista a Gerusalemme, prima come collaboratore e poi come corrispondente della testata milanese. Dal 2001 come inviato speciale segue in particolare Afghanistan, Iraq, Libano, Pakistan e le Primavere Arabe (soprattutto Libia e Siria). Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina il 24 febbraio 2022 Lorenzo Cremonesi ha seguito il conflitto, con resoconti e interviste da ogni zona del Paese.
Nel settembre del 2005 per alcune ore è stato ostaggio di un gruppo di miliziani a Gaza. Si è trattato di un’azione dimostrativa per indebolire l’immagine di Abu Mazen compiuta dai suoi stessi militanti. I ribelli, nel giudicare il suo governo inaffidabile e corrotto, denunciavano anche la mancanza di riconoscenza del leader nei confronti dei miliziani, che avevano difeso l’indipendenza della Striscia di Gaza da Israele. La notizia del rapimento di un giornalista italiano per scopi politici riscosse l’attenzione delle principali testate giornalistiche. I miliziani avevano ottenuto il loro scopo. Dopo poche ore, Lorenzo Cremonesi fu liberato. Tra i primi a voler sapere di più dell’esperienza appena vissuta fu proprio Abu Mazen, preoccupato della possibile destabilizzazione di Gaza. Al termine del racconto il giornalista del Corriere confermò la volontà di non lasciare la Striscia.
Lorenzo Cremonesi conserva l’essenza antica del giornalista, alla comodità della scrivania preferisce il lavoro sul campo. “Un reporter scrive stando immerso nel luogo ‘caldo’ dove i fatti accadono. Mangiare quel cibo, respirare quell’aria, parlare con la gente, anche in tempo di guerra, è l’unico modo per scriverne davvero. Internet e gli altri metodi di reperimento in remoto delle informazioni, quindi ‘non sul campo’, creano surrogati insipidi di realtà”.
E sempre a proposito della velocità imposta alle notizie dai nuovi mezzi di comunicazione, Cremonesi sottolinea come in realtà l’abc del giornalismo non è mutata. “Le testate che non hanno perso lettori, o ne hanno conquistati altri, sono proprio quelle che hanno compreso che bisognava tornare al giornalismo classico, quello degli inviati sul campo che hanno le proprie fonti, che vanno controcorrente, che cercano storie diverse da quelle che tutti gli altri hanno perché battute da agenzie o rilanciate dai portavoce. Il reporter è quello che cerca oltre”.
Le sue esperienze sul campo hanno prodotto diverse pubblicazioni. Nel 1984 per la casa editrice Giuntina ha scritto il suo primo libro Le origini del sionismo e la nascita del kibbutz; nel 2003, in seguito all’invasione dell’Iraq da parte delle truppe americane del presidente George W. Bush, è uscito Bagdad Café. Interni di una guerra edito da Feltrinelli; nel 2008 per Rizzoli ha curato Inviati di guerra, dedicato ai grandi inviati del Corriere della Sera, partendo dalla nascita del quotidiano fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Sempre con Rizzoli nel 2017 con Da Caporetto a Baghdad ha compiuto una narrazione della Prima Guerra Mondiale con gli occhi dell’inviato che segue i conflitti contemporanei. Il suo ultimo libro è Guerra infinita. Quarant’anni di conflitti rimossi, dal Medio Oriente all’Ucraina per Solferino (2022), un grande romanzo di guerra che intreccia storia familiare e reportage e narra vicende, personaggi e luoghi memorabili degli ultimi quarant’anni.
